
Italiani di nota
La terza ondata
La Terza Ondata faceva parte di In cerca di una nuova vita , retrospettiva del Museo Italo-Americano, le tre ondate dell'immigrazione italiana in California dalla metà del 1800. In Cera di Una Nuova Vita è stato co-curato dai curatori Mary Stainer, Alessandro Baccari e Paolo Pontoniere. Paolo Pontoniere ha curato la Terza. Ripercorre l'esperienza dell'ultima storica ondata di immigrazione italiana in California, esplora il contributo dei talenti tecnologici italiani alla mistica della Silicon Valley e l'affermazione del California Dream. Oggi, una nuova ondata di immigrati italiani, la 4th Wave, sta arrivando in California attratti dall'immenso potenziale di innovazione e dal QI tecnologico offerto dalla Greater Bay Area di San Francisco, e dal richiamo digitale di Hollywood.






TECNOLOGIA





ARTI





ATTIVITÀ COMMERCIALE





MEDICINALE





SEXY PRIMA DELLA MELA
Questo documentario è stato prodotto per Sexy Before Apple una mostra che il Computer History Museum ha ospitato nel marzo del 2013 per “L'Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti”. A cura di Paolo Pontoniere con la collaborazione di Alex Bochannek e Kritstern Tashev. La mostra ha esplorato il contributo italiano alla creazione della Silicon Valley Mystique e l'ascesa del sogno tecnologico della California.

ITALIANI DELLA BAIA
Italians By The Bay esamina come la vita degli immigrati sia cambiata dal lasciare le loro case in Italia al trasferirsi nella Bay Area. Con l'attualità in Italia e l'italiano come lingua che muore più velocemente negli Stati Uniti, questo documentario tocca le dinamiche culturali, le motivazioni e le difficoltà di sradicare le loro vite e ricominciare da capo. Viene celebrata la ricca storia degli immigrati italiani nella Bay Area, esaminando i loro sorprendenti contributi alla nostra società attuale".
La regista Annalisa Siagura afferma: “Questo film intreccia le storie degli italiani qui che hanno inseguito il loro sogno e hanno corso rischi che potrebbero non essere stati possibili per loro nel loro paese d'origine. Lo spirito italiano risplende pienamente mentre i nostri soggetti ci portano attraverso le ragioni di una nuova vita in America, la difficoltà di sradicare le loro vite e ricominciare da capo. Ho realizzato questo film perché volevo offrire nuovi spunti sulla vita degli immigrati italiani. L'ho fatto rivelando le loro storie complesse e ispiratrici mentre creano un mondo più giusto per se stessi, le loro famiglie e le persone che li circondano. Italians By The Bay offre una nuova prospettiva sugli immigrati, sentendosi finalmente a casa dopo aver colto enormi possibilità per iniziare una nuova vita.

IMMAGINI DELLA NOSTRA VITA
Una storia fotografica parallela dell'Italia e della California
Questo è un progetto? Un gioco? Un collage collettivo?... Sono tutte e tre le cose messe insieme.
Gentile visitatore, le foto che incontrerai in questa sezione dell'Almanacco riguardano eventi storici salienti avvenuti in Italia tra gli ultimi 30 anni del XX secolo, e il primo decennio del XXI. Il nostro obiettivo è costruire una linea storica parallela, visivamente, confrontando com'era la vita in Italia in quegli anni e com'era per gli italiani emigrati in California. Ci auguriamo che questa sezione si unisca nel tempo con la vostra partecipazione. Lettore, gioca con noi...
Contribuisci con immagini di ciò che tu, la tua famiglia, i tuoi amici, i vostri cari avete vissuto negli stessi anni dopo il vostro arrivo qui negli Stati Uniti e in California.
Le foto degli eventi storici italiani contenute in questa sezione sono state gentilmente fornite dall'agenzia di stampa italiana ANSA a Paolo Pontoniere in occasione di In cerca di una nuova vita e per essere utilizzate per la realizzazione di altre mostre sull'epopea italoamericana come Sexy Before mela .
Gli anni '80
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Gli anni '90














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Gli anni 2000












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Il favoloso Fior -
Oltre 100 anni in una cucina italiana
di Francine Brevetti
Ecco una storia di cucina e passione, vissuta dagli immigrati italo-americani a San Francisco dalla corsa all'oro al proibizionismo, il terremoto e l'incendio del 1906 e le guerre mondiali fino al 21° secolo. Comprende trenta ricette classiche.
Il mio obiettivo era raccontare la vita delle famiglie di immigrati che hanno creato il Fior D'Italia, il ristorante italiano più antico d'America, ho cercato di dare vita alle difficoltà di gestire un ristorante durante il proibizionismo, le prove di condurre affari sotto il bordello al piano di sopra, e le sfide di gradire vip come Richard M. Nixon e Luciano Pavarotti.
Quando gli allora proprietari di Fior, Bob e Jinx Larive, mi hanno incaricato di scrivere questo libro, hanno pensato che non fossero collegati alle origini del ristorante come lo erano stati i precedenti proprietari.
Per questo hanno voluto scrivere la storia di questo amato locale. "Non volevamo perdere tutte quelle storie", ha detto Bob.
Questa commissione è stata un regalo per me. Ero stato fuori dal paese per molti anni, tornando ogni anno solo per visitare la mamma. Ma con questo progetto sono stata subito rimessa alle mie radici e al mio passato, scavando nella storia che mia madre aveva raccontato durante la mia infanzia. Oh i personaggi che ho incontrato!
Grazie, mamma.
Clicca sulla copertina per leggere o scaricare questo favoloso libro

UPON THIS ROCK
A Book Review by Ken Borelli, Executive Editor, The Italifornian

I want to share this book from an author who lives in San Francisco and Palm Springs. It’s called Upon This Rock, by first-time novelist David Eugene Perry.
Upon This Rock won a Silver Medal Ben Franklin Independent Book Publishers Award for 2020 and first prize for Best Gay Novel of the Year (2021) from the San Francisco Book Festival. Now, the book is in development as a screenplay and the author is at work on the sequel with three of the same characters, inspired by Grazalema, a small town in southern Spain.
I am just finishing a second reading of the book. I think The Italifornian membership would enjoy hearing about the novel. To sum up a key theme, and to paraphrase an old Mexican dicho: “Poor Mexico so far from God, so close to the United States.” One could say the very same thing about Italy: “Poor Italy so far from God so close to the Vatican.” The novel certainly reinforces that observation! Likewise, the new research in recently released archives around the world and especially the Vatican is drawing a lot of attention.
Personally, I was curious about the book because it takes place in a favorite location in Italy, Orvieto in the Province of Umbria. and set among the amazing frescos of Luca Signorelli at the Duomo. Once into the book I was pleasantly surprised by the lack of tourist stereotypes about Italy as the novel unfolded.
For those who have visited the Cathedral, it really leaves a lasting impression and, of course, enhances the backdrop of the storylines. The tale also includes a leitmotif of Pope Clement's refuge in Orvieto during the sack of Rome in 1527 and weaves this theme into the current refugee crisis in Europe today.
It's also a very well-crafted story that goes beyond a married couple, Lee and his partner Adriano, who intended to spend a sabbatical in Orvieto and then off to Ireland to lay to rest the ashes of a friend and mentor, who was a Gay Episcopal Bishop from San Francisco. Lee and Adriano soon learn of a tragic event a year prior to their visit that still resonated with the community - the death of a well-liked novitiate who was denied entry into the priesthood for mysterious reasons and under direct orders from Rome. He became so distraught he committed suicide. The tragic event held special significance for Lee who lost his family in the 9-11 terrorist attacks.
As the story unfolds, the couple finds themselves in a very complex conspiracy that reflects many layers of modern Italy and its relationship to Citta Vaticano, including the role of women in the church, Gay clergy, and the intrigue of both liberal and conservative dissidents. There are some Gay-themed romances afoot and conspiratorial mayhem. culminating in a conversation with Pope Francis. By the time you are at the Duomo in Orvieto you are skillfully hooked into the whole whodunit and the preverbal "why".
The promo for Upon This Rock was written by Armistead Maupin and Ericka Atkinson, among others. (The novel itself has as many memorable characters as a Maupin novel.) Mr. Perry, the author, was also the host and producer of 10% TV, an LGBTQ-themed TV show.
Upon This Rock is also now very timely as new elections in Italy are predicting a move to a consolidated nationalist government, formed by the Fratelli D'Italia coalition led by Giorgia Meloni. It is extreme rightist, and concern has been raised about what this means for human rights in Italy among other issues. Upon This Rock helps to appreciate some of the complexities of modern Italy along with telling a timely and well-honed tale. It is also an engaging way to understand the many levels and complexities of post-World War II Italy. I could easily envision the book as a mini-film series
Ken Borelli / Executive Editor


Purtroppo, ho letto di recente della scomparsa di Diane Di Prima. Era un poeta laureato nella sua città adottiva della baia, San Francisco.
È nata a New York City, non in un crogiolo, ma in una pentola ribollente nei quartieri italiani della vecchia Brooklyn. Pur provenendo da un ceto italoamericano relativamente medio, è stata influenzata dal nonno anarchico italiano a vivere letteralmente la sua vita a modo suo. E lo ha fatto, e anche in modo abbastanza brillante. Un'affascinante biografia della sua vita può essere trovata, come scritto da Sam Whiting, nel San Francisco Chronicle, 29 ottobre 2020, Sezione B2, per coloro che sono curiosi del suo fantastico viaggio.
Era già nel suo percorso di carriera letteraria quando si trasferì a San Francisco negli anni '60 attratta dalle eccitanti vibrazioni artistiche dell'unico San Francisco Renaissance. È diventata letteralmente una voce del femminismo semplicemente essendo una voce importante in un leggendario "Beat Movement" molto dominato dagli uomini, incentrato nel 1950-1960 a San Francisco.
Interessante e forse ironicamente, il cuore del movimento Beat era tra i quartieri italiani di Old North Beach e Upper Grant Avenue. Alla fine, ha persino comprato una casa nel quartiere italiano di San Francisco, l'Excelsior District, che non era poi così lontano dalle sue radici culturali a Brooklyn. Come North Beach, alcuni di questi quartieri della costa orientale erano bastioni dell'Italian Americana.
Anche così, quando ero un ragazzino e visitavo la famiglia a North Beach, fui avvertito di non visitare la zona beatnik di Upper Grant, che era solo a un paio di isolati dalla vecchia casa. Certo, è lì che mi hanno portato le mie passeggiate. Anche North Beach all'epoca era in fase di transizione e molti degli abitanti, inclusa la mia famiglia, volevano trasferirsi in campagna, a Marin, San Mateo e nella contea di Santa Clara, quindi c'era quella transizione in corso allo stesso tempo.
Riflettendo ora sui Beats, non credo che sia stato un caso che si siano sistemati nei nostri vecchi quartieri. È sempre stato un insediamento del Quartiere Latino, pieno di locali, bar, ottimi ristoranti e centri sociali. Era davvero un eccitante villaggio urbano all'interno della città. Se non era sempre accogliente, era molto tollerante nei confronti della diversità del tempo con un atteggiamento del tipo "vivi e lascia vivere" che incoraggiava e alimentava uno stile di vita molto creativo. E anche questo è italiano.
Anche gli italoamericani erano ben rappresentati nel movimento multiculturale Beat. A parte Diane, l'ultimo a resistere è stato Lawrence Ferlinghetti, il proprietario del leggendario City Light Bookstore. Tra City Light e il bar Vesuvio's, in Columbus Avenue (osiamo usare questo nome!) e di fronte al Tosca Caffe c'era un piccolo chiosco di lustrascarpe gestito da mio nonno Luigi Borrelli,
Le mie divagazioni a North Beach mi hanno portato al Caffè Trieste in Grant Avenue, dove ho assaggiato per la prima volta l'espresso a macchina, in contrapposizione allo stile napoletano. Sento ancora l'odore delle torrefazioni di caffè lungo Green Street. Alcuni degli esuli beat italoamericani che trovarono rifugio a North Beach includevano Gregory Corso, Philip Lamantia (imparentato con una parte del clan Lamantia di San Jose), Jay De Feo, Robert LaVigne e (tecnicamente non un beat) Benny Bufano e ovviamente Enrico Banducci e il suo posto a Broadway non troppo lontano da quello del selvaggio Finocchio. Un po' più a sud c'era la vecchia Barbary Coast, che era il limite della vecchia North Beach e dei miei meandri. La maggior parte dei "beat", inclusa Diane Di Prima, erano al di là dei pensatori della scatola e anche oggi, mentre celebriamo il movimento Beat in astratto, manteniamo ancora le distanze dalle loro esperienze sociali.
Come italoamericani, c'è molto della nostra storia che passa sotto il radar e la scomparsa di Diane Di Prima è un tempestivo promemoria di questa osservazione. Sottolinea anche la necessità di preservare e documentare le nostre radici. Non troverai questi racconti in nessun libro di storia della California a meno che non li condividiamo. "Omaggio a Diana!"


Il 150° anniversario della fondazione del moderno stato italiano mi ha fatto pensare ultimamente al nostro patrimonio italoamericano e ad alcune delle maggiori esperienze differenziali tra italiani e italoamericani.
Assimilazione a parte, la ricca e variegata esperienza italoamericana ha avuto alcuni risultati davvero unici che hanno contribuito a forgiare un distinto carattere italoamericano. Quelle dinamiche condividono una comunanza di processo con ogni altro gruppo in questa terra di "e Pluribus Unum" (tra i tanti). Ciò che differisce sono i colpi di scena della storia e il modo in cui le risposte di ciascuna comunità hanno influenzato i suoi membri e il loro posto in società americana in generale.
Poiché la storia americana si relaziona agli italoamericani, voglio evidenziare 3 epoche cruciali e la loro influenza sulla forgiatura di un'identità italoamericana. Quelle epoche sono: 1) L'era della scoperta; 2) Il Volstead Act (divieto); e 3) gli anni della seconda guerra mondiale.
L'ERA DELLA SCOPERTA
Mentre il consenso generale è che i nativi americani non avevano bisogno di essere scoperti, (leggi per esempio, 1491, il bestseller nazionale di Charles Mann), gli italoamericani si identificano fortemente con quei figli del Rinascimento che hanno assunto alle maggiori potenze occidentali del tempo , nelle loro esplorazioni nel nuovo mondo. Columbus assume una statura iconica tra molti italoamericani, ma altrettanto importante è stato il ruolo di John e Sebastian Cabot (Caboto), Amerigo Vespucci e Giovanni di Verrazzano, tra gli altri. Passando velocemente al 1880, quando la grande migrazione transatlantica dall'Italia agli Stati Uniti iniziò il ruolo di questi esploratori italiani più grandi della vita, divenne collegamenti e associazioni vitali tra l'immigrato e la loro nuova patria. Quei tempi erano molto difficili per questi nuovi immigrati. Lingua, religione, barriere culturali e incomprensioni hanno creato un clima sociale molto difficile per molti dei nostri antenati contadini , culminato in una diffusa discriminazione e ostilità.
Colombo et al. erano potenti promemoria per il paese ospitante che, almeno come individui, gli italiani facevano parte della fondazione e/o dello sviluppo delle Americhe. Come popolo c'era la sensazione di far parte dell'arazzo del paese e che le nostre radici nel nuovo mondo fossero addirittura anteriori al Mayflower. Ironia della sorte, oggi, 500 anni dopo, purtroppo, sarebbe difficile trovare molto contenuto in un testo di storia degli Stati Uniti sul contributo degli italoamericani allo sviluppo del paese - tranne "l'era della scoperta" e il saga di Cristoforo Colombo.
L'ATTO VOLSTEAD
Il 18° emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti proibiva la vendita e la distribuzione di liquori inebrianti. La legislazione era spumeggiante con conseguenze non volute per gli italoamericani, molti dei quali abbiamo ancora a che fare oggi. Dire che c'era un grande divario socioculturale tra i valori tradizionali americani e italoamericani riguardo all'uso di alcol è un eufemismo. La reazione degli italoamericani al 18° emendamento rasentava l'incomprensibilità alla resistenza passiva. L'alcol, specialmente sotto forma di vino, era una parte importante delle nostre tradizioni culinarie e un facile salto nella condivisione e vendita di vini e liquori in eccesso per l'America tradizionale. La reazione italoamericana al proibizionismo ha anche generato o rafforzato una serie di stereotipi sugli italoamericani, specialmente in relazione al contrabbando, alle attività criminali organizzate e al gangsterismo. Tutto per il brivido e il vantaggio per l'emergente industria cinematografica di Hollywood, insieme all'acqua per i romanzi pulp e per i media in generale. Mentre molti altri gruppi etnici erano ugualmente contrari al proibizionismo, alla fine del 1900 c'erano grandi comunità italoamericane, che mostravano pochissima simpatia per il Volstead Act. Come italoamericani, lo "stereotipo del gangster e del mafioso" ha creato una strana nicchia per le percezioni degli italoamericani per l'America tradizionale. Una delle principali e gravi conseguenze involontarie per entrambe le sponde dell'Atlantico per quanto riguarda il divieto è stata quella di rendere le vendite di liquori molto redditizie e ha fornito un'opportunità ai piccoli criminali in molti gruppi etnici di accumulare grandi somme di capitale e migliorare in modo più efficace le loro attività criminali e l'espansione. Anche se gran parte dell'America mainstream è stata coinvolta nell'esperienza del proibizionismo, gli italoamericani hanno definitivamente perso la guerra delle immagini! Non è stato un caso che lo scontro di valori culturali abbia visto anche lo stesso Congresso dopo aver approvato il Volstead Act nel 1919, limitare severamente l'immigrazione (1921-1924) dall'Europa meridionale e orientale (ma almeno abbiamo avuto Colombo)!
SECONDA GUERRA MONDIALE
Questa è l'ultima epoca da evidenziare. Ha creato grandi conflitti tra l'Italia e la coscienza italoamericana. Fino alla dichiarazione di guerra nel 1941 tra USA e Italia, l'opinione della comunità sul fascismo e sull'Italia di Mussolini era molto divisa. Navigare tra le questioni politiche dell'epoca divenne un'esperienza molto dolorosa, soprattutto per chi aveva la famiglia in Italia, e tale rimase per tutti gli anni della guerra e oltre. Anche le organizzazioni italoamericane locali non potevano trascendere questi problemi di divisione. Una volta dichiarata la guerra, qualsiasi cordone ombelicale percepito tra gli italoamericani e l'Italia è stato tagliato. Gli italoamericani erano il più grande gruppo etnico in servizio nelle forze armate statunitensi. La guerra accelerò anche il processo di assimilazione, la migrazione dai "vecchi quartieri" e un crescente divario culturale tra l'Italia e gli americani di origine italiana. Una delle prime vittime del divario fu l'uso della stessa lingua italiana, insieme all'italiano Media e istituzioni americane. L'italiano divenne la lingua del nemico, insieme a un'identità generale con le cose italiane. Ciò che divenne particolarmente importante per gli italoamericani furono i sistemi di sostegno familiare allargato e i loro rituali che divennero gli elementi costitutivi delle istituzioni ricostruite. Gli anni della guerra videro anche molte famiglie con radici in Italia completamente separate.Durante il dopoguerra degli anni '50, i nuovi immigrati italiani arrivarono negli Stati Uniti, da devastati dalla guerra Europa. Non condividendo necessariamente lo stesso bagaglio (soprattutto dagli anni '20 agli anni '50) che hanno vissuto le comunità italoamericane prebelliche, si sono assimilate in modo diverso soprattutto per quanto riguarda la loro connessione con le cose italiane e hanno contribuito a loro modo a una guarigione e promozione culturale di un'immagine italiana più moderna.
Molte delle aree che abbiamo toccato in questa superficiale rassegna di un'identità italo-americana sono oggetto di ricerca, dialogo e numerose pubblicazioni. Alcuni di questi problemi non sono ancora completamente valutati né compresi. Questo articolo non presume nemmeno di rendere giustizia a questo argomento.
Si spera, tuttavia, che l'articolo possa attirare il tuo interesse e servire ad aumentare il tuo apprezzamento per la vita italoamericana in tutte le sue complessità, oltre a trascendere alcuni dei miti e degli stereotipi che sono diventati parte del mainstream americano. Ci tengo inoltre a precisare che per il mese di aprile, una piccola parte di questa saga, La Storia Segreta, l'internamento e le sanzioni contro gli italoamericani durante la seconda guerra mondiale, sarà messa in evidenza in una mostra speciale alla Martin Luther King Main Library e anche una discussione alla IAHF il 10 aprile 2011. Vi incoraggiamo a far parte di questo dialogo in corso ea dare il benvenuto ai vostri pensieri e opinioni su questo e altri argomenti simili dell'Italian American Heritage. Buon 150° anno di nazionalità italiana e storia italoamericana!
-- Ristampato da IAHF NEWS, aprile 2011

The Real Da Vinci Code
by Caroline Cocciardi
Caroline Cocciardi discusses the wonders and secrets of Leonardo Da Vinci’s hidden messages in his paintings. It’s a remarkable conversation that will have you scrolling online after looking for these secrets and learning about the humanity within the art.
Caroline Cocciardi is a filmmaker and writer. Her book Leonardo’s Knots is a fascinating read and available here: https://www.amazon.com/Leonardos-Knots-Leonardo-Vinci/dp/B07MB8BBMT


"Sai cosa,
due degli uccelli sono appena morti
Mi doli propriu u cori, amariceddi
(Non posso dirvi quanto mi dispiace, poveretti)"
"Il gelo li ha uccisi?"
"No, ce l'hanno fatta
il gelo
E poi sono andato a nutrirli
lattuga.
Sai, ho fatto un'insalata
Usato le foglie interne per noi,
Lavate e asciugate quelle fuori,
(come facevo sempre)
e gliela diede.
Alcuni uccelli non li volevano,
ma Gina e il canarino li mangiarono.
Il Mattino dopo li ho trovati
morto a pancia in su.
Cu sapi quanti porcherii ci mentunu
(Chissà che tipo di merda ci hanno messo sopra).
Era così triste...... il canarino
aveva appena iniziato a cantare,
e non riesco a prenderne un altro
perché ora costano 90 dollari."
Lei mi ha detto questo
quasi arrossendo
Come se non fosse abbastanza importante
per sua figlia con un sacco di istruzione
che scriveva e insegnava cose che non capiva
e litigava fino a balbettare
su cose che sembravano estreme.
Questo mi ha detto mentre camminavamo
attraverso colline verdi di velluto
su un sentiero che serpeggia lontano dalla strada
dove 100 escursionisti della domenica hanno parcheggiato le loro auto,
allontanarsi dalle ferite inferte sui colli
dove ogni giorno venivano prosciugate migliaia di tonnellate di roccia
e trasformato in cemento e ghiaia
per altre auto su cui guidare.
Pina Piccolo, 1995, dalla raccolta inedita “Avatars in the Borderlands”
. . . . . . . . .
Questa storia si basa sulla mia esperienza come interprete negli anni '90 nel nord della California, in particolare nell'area della baia di San Francisco. Il mio lavoro mi ha portato a familiarizzare con molti aspetti della vita della classe operaia italoamericana, specialmente di persone che erano immigrate negli Stati Uniti dagli anni '50 in poi perché in situazione legale o medica avevano bisogno di un interprete qualificato per tradurre le domande e le risposte di avvocati e medici personale per gli atti ufficiali. Quindi ho avuto il privilegio di avere accesso a una vasta gamma dell'esperienza italoamericana di quella generazione.
. . . . . . . . .
Pina Piccolo è una scrittrice, traduttrice e promotrice culturale bilingue nata in California da genitori calabresi immigrati lì negli anni '50. Ha vissuto tra l'Italia e la California, trascorrendo molto tempo in ogni paese. Pubblica poesie, saggi e racconti sia su riviste italiane che in inglese, a livello internazionale. La sua raccolta di poesie italiane "I canti dell'Interregno" è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg Edizioni e il suo manoscritto di poesie inedito in lingua inglese "Avatars in the Borderlands" attende ogni segno di interesse da parte degli editori. È caporedattrice della rivista digitale “The Dreaming Machine” e una delle curatrici de “La macchina sognante”. Lei blog su pinapiccolosblog/ilblogdipinapiccolo


“Presto, fermala, non vedi che gli porta un cappuccino?”
Ma si può essere così sceme da entrare lì dentro con il vassoietto di cartone da due tazze, cosí in bella vista? Roba da commedia all'italiana e scena con garzone da bar, mica la giusta entrata di una competente seppur ancillare macchina converti-lingua, a cui non si sono moti cerebrali propri. Ed eccomi all'ingresso del lungo corridoio, costeggiato da carrelli metallici con vari oggetti di scena riposti sui ripiani, eccomi lí a scusarmi con l'aria da cervo accecato dagli abbaglianti: “Oh, non può berlo? Ho pensato che lo avrebbe tirato su di morale, gli avrebbe ricordato il suo paese". Questa mia apologetica affermazione con richiami alla nostalgia del proprio paese viene accolta con sguardi di commiserazione. Vade retro dilettante, lascia fare agli addetti ai lavori! Loro invece sí che la sanno lunga sui riconditi sentieri cerebrali, su quando s'ingarbugliano e ti portano per selve oscure, loro sì che sanno aiutare la gente a districarsi.
Comunque me la perdonano (vista anche la difficoltà a trovarne un'altra competente nei dialetti gallo-italici). Un'inserviente strappa dal vassoio una delle due tazze di carta e la rovescia nel cestino indicandomi l'uscita se voglio andare a bere il mio. Decido lí per lí di non arrendermi. Faccio cenno che esco a bermi il mio cappuccino, e trascorso un lasso di tempo credibile rientro con aria compunta chiedere come stia John oggi. "Il solito. Almeno non ha pianto tutto il giorno. Perché non vai a prenderlo e lo accompagni al suo gruppo?" Preparata da questo quadro poco allettante della situazione psicologica del “Cliente” dell'agenzia di traduzioni che mi ha assunto, mi avvio, busso e mi richiudo la porta dietro estraendo dalla borsa il cappuccino clandestino, “Ma u l'e' freidu, ti m'e' purtou in cappûcciu zeou.“ “Mi dispiace Giovanni lo so che il cappuccino è gelato, ma mi hanno intercettato, devo essere più cauta la prossima volta. E adesso bisogna andare a fare la terapia di gruppo''. “Quella bagascia de mè cugna', se nu mi nun saieva chi. Appena u l'e' mortu mè frè, a nun vedeiva l'ua de liberase de mi.” Sempre la solita solfa, la sua situazione è colpa di “quella puttana” di sua cognata che non vedeva l'ora di liberarsi di lui non appena morto suo fratello. Gli sorrido e gli prendo il braccio guidandolo verso la sala della terapia.
Bella collezione, una specie di ONU della demenza, tutti i gruppi etnici rappresentati in varie fasi di “disagio”. Nel mezzo un biondino smilzo ed occhialuto dall'aria comprensiva e la sua giovane assistente cino-americana dallo sguardo dolce e rassicurante. Ambientino allegro, pieno di luce, morbida moquette giallastra, poltrone rivestite di tappezzerie dai colori vivaci, riviste tipo anticamera del dentista, qualche libro con fotografie di luoghi esotici. Poi un'infinità di locandine con orari degli autobus, programmi di palestre e piscine, attività dei senior center, le varie offerte dei Community College, le attività ei servizi delle biblioteche di quartiere. Alcune delle brochure sono in spagnolo e in cinese. L'hanno appena ristrutturato Herrick Hospital. Fino all'anno scorso c'erano i pavimenti di linoleum e la parte incerata narrata fino a metà parete. Pare che venga considerato più igienico. Più facile da pulire. A quell'epoca anche il personale sembrava più incazzato. Adesso invece perfino lo staff sembra rinato: hanno sguardi cordiali si muovono con dinamismo come trascinati da un slancio vitale che elude i ricoverati, che invece si muovono con passi pesanti, inzavorrati dagli psicofarmaci. Forse sono ancora così pimpanti perché molti li hanno assunti da poco; dagli ancora qualche anno e vedere…
Lo Smilzo solare scambia qualche battuta con quelli più svegli, poi, una volta raggiunto il quorum incomincia il suo lavoro*: “Good morning. È bello vedervi tutti. E ora vediamo come stanno tutti... Jason, sembri allegro oggi. Vedo che hai preso degli orari. Vuoi dirci cosa hai intenzione di fare quando te ne andrai da qui?" Il ragazzo si guarda intorno impacciato, come se tradito in un suo piano segreto. «Oh, niente di che, signor Woods. Sai che non posso guidare con i farmaci. .. è difficile andare in giro. I miei amici sono tutti a scuola e mia mamma lavora” . Il suo vicino, un signore sulla quarantina dall'aria superiore bofonchia: “Perché sono qui? Non voglio essere in questo gruppo!” “Per favore, sii paziente, dottor Samuelson, affronteremo le tue preoccupazioni più tardi. Rose, sei brava a prendere gli autobus. Vuoi dire a Jason come può muoversi a Berkeley?" Poi mi fissa per vedere se sto facendo il mio lavoro. Io sussurro nell'orecchio di Giovanni, per non disturbare il resto dei partecipanti, ma so benissimo che è duro d'orecchi e per di più non gliene frega niente. Rose, una vecchina giapponese sorride. Si sente prescelta, lo Smilzo l'ha strappata alla sua invisibilità, la fa sentire utile. "Sig. Woods, prendo il treno ovunque. Sai che vivo a Berkeley da molto tempo. Vicino all'attuale stazione di Ashby Bart, c'erano i vagoni ferroviari, la stazione di Lorin, vai ovunque: a Oakland, a San Francisco, alla baia. Così veloce. Ma quando torno dal campo di internamento, sai, ci sono stato quattro anni, avevo 18 anni quando sono tornato, la stazione non c'è più, hanno messo gli autobus e poi Bart, ora gli autobus non funzionano così bene. Devi aspettare molto tempo.” Una lezione sulla storia dei trasporti pubblici di Berkeley… per non parlare delle possibili polemiche su come avevano trattato i giapponesi. Non esattamente quello che voleva sentire, ma lo Smilzo non demorde. Nel frattempo una ragazza afroamericana si alza, non ce la fa a stare seduta a sentire queste chiacchiere insulse, con la scusa di fare pipì se ne va a fumarsi una sigaretta. C'è una stanza in cui è ancora possibile farlo, lì c'è anche il tavolo da ping pong, magari riesce a rimediare una partina. Potrebbe ancora esserci Ramona se non l'hanno dimessa. Quella sì che è una in gamba. Era riuscita perfino a farsi portare del fumo da suo fratello. Difficile da mascherare quell'aroma. Allora Ramona, quella furbastra si era inventata di essere buddista e che per ricreare un'atmosfera consona alla meditazione doveva bruciare almeno tre bastoncini di incenso. Si erano divertiti da matte la settimana scorsa, la roba era anche di ottima qualità, Mendocino Gold, al fratello di Ramona la forniva il postino che aveva un fratello coltivatore diretto nella California del Nord.
“Allora John, come stai oggi? So che il dottor Holbrook ha detto che puoi partire la prossima settimana dopo che avrà parlato con tua cognata e i tuoi nipoti. Hai pensato a cosa vuoi fare quando uscirai? Stai andando molto meglio ora.” “Giovanni, il dottore vuole sapere se hai pensato a quello che vuoi fare quando esci da qui. La settimana prossima, dopo che vede tua cognata ei tuoi nipoti, ti dimettono perché adesso stai molto meglio”. Udite queste parole Giovanni scoppia a piangere. Ora interviene l'assistente. L'hanno assunta anche perché oltre a essere brava appartiene a una e fetta essere quindis il rapporto con gli utenti Herrick, una buona fetta dei quali appartiene a gruppi ci sono cauca non cauca. Infatti, mentre lo Smilzo parlava, si era messa a ripassarsi possibili approcci per gli utenti. Guarda John cercava di mettere a fuoco –Ma gli italiani sono una etnica? Loro sono un po' in mezzo, in Ethnic Studies ci avevano fatto la storia dell'evoluzione del concetto di bianco, e loro per molti anni gli italiani non ci rientravano, quelli italiani del sud. Ah, sì tra le cose paradossali c'era il fatto che i contratti di affitto avevano condizioni diverse per immigrati italiani a seconda se erano meridionali o settentrionali. Ma Genoa dove diavolo sta: al nord o al sud dell'Italia?– Si avvicina al nonno e comincia ad accarezzargli le spalle e gli fa**, ”Ma John, pensa quanto sarà meglio là fuori. Puoi fare delle passeggiate. Puoi prendere l'autobus e andare a Strawberry Creek, al Giardino Botanico. Vivi nella zona di Temescal, vero? Sai, in biblioteca hanno tutti i tipi di programmi interessanti. Sai, il club Colombo è proprio lì. A volte puoi andare a trovare i tuoi vecchi amici. E poi, se hai un problema, puoi dire a tua cognata che può aiutarti". Non l'avesse mai detto. Per quanto la scheda clinica ricordasse che “in seguito ai trattamenti effettuati, il paziente presenta un accresciuto deficit nella padronanza della lingua inglese”, quella parola – sister-in –law – è impressa indelebilmente nella sua mente. Giovanni reagisce, raccoglie quelle poche poche che gli restano e tira su dal profondo striminzite parole di inglese che gli sono rimane dopo la serie di “trattamenti”. “Mia cognata, mi odia. Non prendo l'autobus. Cado. Non cucino, piango tutto il tempo". Lo Smilzo e l'assistente adesso mi guardano incerti. Vorrebbero che intervenissi, che lo convincessi che fuori è meglio, che ce la può fare. Ora smettere di fare la macchina converti-parole e trasformarmi in una specie di wonderwoman dall'eloquio suadente, per tirarli fuori dal pantano in cui si sono cacciati. Spiacente, cerchivene un'altra e auguri. Io sono paralizzata. Sono giorni ormai che non faccio che pensare a Giovanni chiuso in quello stanzino, le braccia e le gambe immobilizzate e gli elettrodi sulla testa. Cervello fritto e non siamo in cucina. Negli ultimi cinque anni gli hanno fatto ben tre “corsi” di questa meraviglia tecnologica, unico prodotto del Made in Italy di cui hai fatto a meno. Trattamenti necessari perché bisognava scuoterlo. Perché era sempre triste, non aveva voglia di fare niente. E pensare che, per quanto mi aveva detto “la cugnà” Irma, durante la sessione di briefing per l'interprete, si erano sforzati a portarlo qui da Genova. Gigi, il fratello maggiore aveva trovato lavoro in una cava a Pleasant Hill e lì avevano sempre bisogno di mano d'opera. Poteva portarci anche suo fratello, che forse non era un genio, ma era forte ed un gran lavoratore. Tutti i lavoratori della cava li avevano sistemati in un quartiere, a quell'epoca un po' squallido di Oakland (ma ora ricercatissimo), il Temescal. Lì c'erano già tanti altri italiani. Tanto stati bene tra di loro. Avevano aperto due o tre delicatessen dove possibile). Prima della globalizzazione, per alimenti da WOP bisognava intendere le pallide imitazioni che si di ottenere industriale usando ingredienti MADE IN USA, quindi il pane tipo sourdough bread Colombo (almeno aveva un minimo crosta), il caffè almeno aveva un minimo crosta D'Oro la pasta fatta con la farina di grano tenero che si scuoceva subito. La mozzarella veniva dal Wisconsin e non era più un formaggio fresco. Del salame meglio non parlarne. Però erano le cose che più si avvicinavano ai loro sapori. Sempre meglio delle porcherie che mangiavano i “mangia-checcha” o “mangiatori di torte” mangiatori di torta americani. C'erano due o tre pizzerie, ma in realtà ci narrano gli americani perché gli italiani mangiavano meglio in casa. Quei soldi che facevano se li mettevano da parte per tornare al loro paese. Ogni tanto potrebbe andare al Colombo Club, al club La Fratellanza, ma il guaio erano quelli di seconda o terza generazione, gli italoamericani. Una parola d'italiano non sapevano e non facevano altro che bere. Ormai si era trasformato in un club per ubriaconi. E in tutto questo Giovanni che c'entrava? Aveva imparato l'essenziale, quel poco di inglese che sapeva gli serviva per farsi capire quando entrava nei negozi o prendeva l'autobus. Tanto sull'autobus per la cava di Pleasant Hill erano tutti paesani, piemontesi o genovesi, quindi era come essere a Zena. Il mare però non c'era. L'aveva fatto tutti i giorni, alzandosi alle cinque e mezza, per quasi trent'anni. All'inizio aveva da suo fratello, poi i soldi messi da parte si era comprato un appartamentino e abitato da solo. Ogni tanto sua cognata lo aiutava, gli stirava le camicie, o gli faceva le grandi pulizie in casa, ma lui si era abituato ad andare alla lavanderia a gettoni ea cucinarsi da solo. A sessantacinque anni era andato in pensione. Il quartiere nel frattempo era cambiato. Gli italiani che avevano i soldi si erano trasferiti nei sobborghi, terrorizzati dal crimine e dalla vicinanza dei neri con cui ormai dividevano il quartiere. Fino a quando Gigi era vivo le cose avevano in qualche modo funzionato. Quando gli prendeva la tristezza facevano una passeggiata insieme. Andavano al porto di Oakland oa China Basin, a San Francisco. Certo che lavorare 30 anni in una cava per gente di mare non è proprio il massimo. Ma quando erano arrivati loro non era semplice entrare nel sindacato dei portuali, e, visto che senza quella tessera non c'era speranza, avevano preso quello che passava il convento. I due fratelli, pieni di acciacchi qualche volta narrano a vedersi le corse dei cavalli al Golden Gate Fields e se proprio gli narrava bene, prendevano quegli autobus organizzati per pensionati e si facevano una capatina ai casinò di Reno, nel Nevada, non c' erano ancora i Casinò degli Indiani dietro l'angolo come ci sono adesso. Giocavano alle macchinette, per ore a inserire cinquini o quarters. Quando proprio gli prendeva la nostalgia si mettevano ad ascoltare i vecchi dischi di Carlo Buti e Claudio Villa e dopo un po' gli passava. Il guaio era venuto poi, quando era morto Gigi, la tristezza non era piu' andata via e la cognata disperata l'aveva portato dal medico per quelle cose di testa. Le avevano promesso che lo curare, che con qualche scossa sarebbe tornato normale, (quasi nuovo insomma)…
A me invece la scossa arriva dalla voce dello Smilzo che mi riporta al presente, * “Signora Piccolo, gli dica che domani mattina vogliamo che venga all'incontro con il dottor Holbrook e la sua famiglia.” Per fortuna non aveva pronunciato la parola fatale, “sister-in-law”. Glielo comunico, Giovanni mi guarda e non mi vede, risucchiato nell'orbita della sua tristezza.
*Italiani, popolo assue al doppiaggio, non temete, adesso vi aiuto con le didascalie così nonfatto arrovellarvi il cervello per capire le lingue del potere. Putroppo di questo servizio i malcapitati migranti non ne hanno potuto usufruire e si sono dovuti arrangiare capendo forse una parola su tre. Questo naturalmente ha poi dato pane a gente come me, italiane acculturate assoldate dalla legge per cancellazione ambiguità e malintesi nelle interlocuzioni a sfondo ufficiale.
Dialogo a pagina 3:
Smilzo: Buongiorno. Sono contento di vedervi tutti qui. E adesso vediamo un po' come vanno le cose. Jason, oggi mi sembri di buon umore. Vedo che hai preso delle brochure. Vorresti dirci cosa intendi fare quando verrai dimesso?” […] Ragazzo: “ Oh, non potrò fare molto Sig. Boschi. Lo sa che non posso controllare dopo aver preso glifarmaci… è difficile. I miei amici sono tutti a scuola e mia mamma lavora” […] Signore distinto “Perché sono qui? Non voglio essere in questo gruppo!” Smilzo“ Abbia pazienza, Dott. Samuelson, più tardi prenderemo in considerazione il suo caso” […] Smilzo “ Rose, tu sei brava a prendere l'autobus. Vuoi chiarire a Jason come ci si muove in autobus a Berkeley?” Rosa “Sig. Boschi, una volta prendo tram tutte parti. Sai vivo a Berkeley molti anni. Dove ora c'è stazione metro Bart, una volta tram, puoi andare dove vuoi, a Oakland, San Francisco, baia. Velocissimo. Ma quando tornata da campo internamento , sai sono stata lì quattro anni, avevo 18 anni quando tornata, stazione non c'è più, messo autobus poi Bart, e ora autobus non buoni, devi aspettare tanto tempo.”
Dialogo pagina 5:
**Psicologa “Ma John, pensa a quanto sarà più bello fuori da qua. Puoi fare passeggiate. Puoi prendere l'autobus e andare a Strawberry Creek, all'Orto botanico. Abiti nel quartiere Temescal, vero? Lì in biblioteca hanno tanti programmi interessanti. Sai il Colombo Club è proprio nel tuo quartiere. Qualche volta puoi andare a trovare i tuoi vecchi amici. E poi se hai qualche problema, puoi dirlo a tua cognata, lei ti aiuta.” Giovanni: “Mia cognata, odia me. Autobus non prendo. Cado. Non cucino, piangere sempre”.
Dialogo pagina 7:
Smilzo“Signora Piccolo, la prego di dirgli che domattina vogliamo che venga ad una riunione con il Dott. Holbrook e la sua famiglia”.
LITTLE ITALY HISTORIC DISTRICT
Recognized in East Sacramento

Reprinted in part from The Italian Cultural Society & Italian Center & Museum October 2021 newsletter
After several years of community effort by the Italian American community, the Sacramento City Council passed a Resolution on September 21, 2021, officially recognizing Italian East Sacramento as a “Little Italy Historic District.”
Sacramento now joins other California Cities with “Little Italy” districts including San Diego, San Francisco, Los Angeles/San Pedro and San Jose.
A special Recognition event was held in East Portal Park on October 9, 2021, to celebrate the new “Little Italy Historic District.” East Portal Park is the neighborhood park in the district and is the location of the areas Bocce court complex where Bocce Leagues are conducted.
The Festive event was attended by members of the city council, the mayor and members of Sacramento’s Italian Community. Leaders of the Italian American organizations of Sacramento attended as well as past and current Italian American residents.
One of the highlights of the event were the performances by the Italian Cultural Society Folk Dancers. It was a great way to celebrate Italian American Heritage Day in Sacramento.
PHOTOS BELOW: (Top) Balliamo Dance Troupe performance, (L) Vincenzo Cerruti pours vino for guests (R) Italian immigrant and ICS Director Patrizia Cinquini Cerruti visits with guest Ottavio Luchini, a 96 year old Italian immigrant who resides in the Little Italy Historic District.

The organizing team for the Italian Community, Bill Cerruti, Fabrizio Sasso and Steven Maviglio were thanked for their effort in being the driving forces behind the “Little Italy” project.
City Councilmember Jeff Harris, who represents the area and who was instrumental in sponsoring the Resolution, was presented with a plague recognizing his role in the creation of the new “Little Italy” District
Future plans for “Little Italy” include the placement of signs to designate the district which runs from 48th street to 59th street bounded by J street and Folsom Blvd., a 24 square block area.
PHOTO BELOW: Fabrizio Sasso and Family

ITALIAN HISTORY COMMITTEE
Other plans include establishing an Italian History Committee to collect the history of the people and places of “Little Italy Sacramento.” Already a number of residents have come forth to offer their family stories.
Anyone who is interested in being part of the history project should contact the Italian Cultural Society at 916-482-5900 or by email to Bill Cerruti at: italy1@surewest.net
Click on this link for a video of the Little Italy Sacramento Historic District Celebration:
ITALIAN HISTORY OF SACRAMENTO'S LITTLE ITALY
Italian Americans were the largest immigrant group to come to the United States through Ellis Island and one of the largest immigrant groups to settle in California. By World War II in 1941, they were the largest immigrant group in California.
Italian roots run deep in Sacramento. Italian Americans were among the earliest pioneers of Sacramento and have been settling here since the Gold Rush. They settled in many parts of the City with concentrations in South Side, Oak Park and East Sacramento. In the 1930’s and 1940s almost half the households in Oak Park had come from Italy, particularly along 39th Street then called Carmello Boulevard. Many moved to East Sacramento with the building of the St. Mary’s Church there in 1948.
East Sacramento was originally a rural area but by the 1920’s the East Sacramento area was home to many Italian immigrant families and truck farmers who developed the area. The stone farmhouses of the past - “The Stone Sisters” – built and lived in by the early Italians still stand out as they border the districts neighborhood park.
The high concentration of Italian families throughout the district gave the neighborhood a distinctly Italian flavor and identity. Many streets in the area have been predominately Italian from the start such as the two blocks of 48th Street between J Street and Folsom Blvd where some two dozen Italian Families lived between 1920 and 1950. Many Italians continue to reside in the district.
PHOTOS BELOW: Italian Cultural Society Dancers; (BELOW) ICS Director Bill Cerruti and Family (R) Councilmember Jeff Harris and Sacramento Mayor Darrell Steinberg

The geographical heart of the "Little Italy" neighborhood is identified as the zone located between 48th and 59th Streets, and bounded by J Street and Folsom Blvd.
Here the Italians established a thriving social community and business district to serve their needs as a community. Folsom Boulevard and J street became the main business streets for the Italian businesses in the area. Italian businesses, including grocery stores, nurseries and restaurants, funeral home, barber, hardware and auto shops and others continue to operate in the zone along Folsom Boulevard.
The Italians also created social, religious and community institutions that continue to the present. In 1948, the Italian church, Saint Mary’s, was built in the district by the Italian community as an Italian National Catholic Church to serve the needs of the Italian people with Italian priests conducting masses in Italian. Later the Italians built Giovanni Hall adjacent to the Church for parish events.
Italian community organizations from the past including the Italian Catholic Federation, the Italian Cultural Society, the Piemonte Reale, the Dante Club, the Marsala Lodge, the Sons of Italy, the Arberesh of Sacramento, and the East Portal Bocce Club, still operate in the area.
The St. Mary’s elementary school and St Francis High School in the district are among the few city schools that have offered Italian classes. Popular Bocce leagues are held in the neighborhoods East Portal Park Bocce court complex. The office of the Italian Vice Consulate of Italy for Sacramento was located in the zone at 54th Street and Folsom Boulevard to serve the needs of the Italian immigrants until as recently as 2015.
The Italian presence in the historic heart of East Sacramento represents over a century of Italian American history embedded n the roots of the area. Generations of Italian Americans have grown up and lived in the area. The Italian presence in the historic “Little Italy” district continues with longtime residents and businesses.
Italian Americans have played an integral role in the cultural and economic landscape of Sacramento since its inception. The enterprise and contributions of these Italian pioneers and their descendants is a unique legacy and one shared by us all. It is important to preserve the local memory of Little Italy and the Italian history of the neighborhood. The story of East Sacramento’s “little Italy” neighborhood and the Italian people that made that story deserves to be kept alive and recognized.
The designation of the “Little Italy Historic District” highlights the culture and history of the Italians in East Sacramento and promotes the area’s historic identity and still living part of the heritage of the City. It also creates a wonderful opportunity to develop and protect the neighborhood quality of life.
If you have questions or would like information about the Italian Cultural Society or the Carmichael Italian Cultural Center please contact Executive Director Bill Cerruti by phone at 916-482-5900 or email at italy1@surewest.net
Or VISIT OUR WEBSITE AT WWW.ITALIANCENTER.NET FOR MORE INFORMATION.

Little Italy San Diego
A partire dai primi anni '90, dopo il mio arrivo a San Diego per insegnare alla UC San Diego nel 1986, ho iniziato a esplorare ulteriormente la comunità italiana locale. Dopo aver letto Confetti per Gino di Lorenzo Madalena, che avevo poi ripubblicato dal mio editore, Guernica Edizioni, non vedevo l'ora di saperne di più su quella che un tempo era stata una fiorente comunità di pescatori. A tal fine, ho iniziato a comunicare con diverse persone, famiglie e con Padre Grancini presso la Chiesa di Nostra Signora del Rosario. Da quegli incontri sono nate una serie di eventi e collaborazioni con il gruppo Columbus Parade, l'associazione Trinacria, con l'Italian American Community Center, ecc. Inoltre, eventi comunitari come la Festa Siciliana, le processioni della Madonna del Lume e della Madonna Addolorata e celebrazioni, tutto ha contribuito alla mia ricerca sulla storia della comunità. Ho fotografato la maggior parte di questi eventi con l'idea di accumulare un Archivio comunitario. Qualcosa che Little Italy meritava di avere per fornire un punto di riferimento per le generazioni future e il riconoscimento di coloro che hanno lavorato duramente per renderlo un successo. Questo ha attirato l'attenzione dell'emittente televisiva locale, KPBS, che nella persona di Alisa Barba, mi ha chiesto di fare da consulente storico per un documentario che registrasse la traiettoria di SD Little Italy. Inoltre, l'allora Direttore del capitolo SD del California Council for Humanities, Ralph Lewin, mi ha contattato per una collaborazione su un progetto che evidenziasse una serie di quartieri SD. Per realizzare quest'ultimo, ho realizzato una serie di interviste con residenti di vecchia data di Little Italy, organizzato (con la SD Historical Society) una sessione di raccolta fotografica comunitaria presso la Madonna del Rosario e, in collaborazione con altri, ha presentato uno spettacolo basato sulle interviste alla locale scuola elementare di Washington a cui avevano partecipato molti membri della comunità. Per tutto il tempo ho continuato a fotografare gli eventi e il quartiere, fotografie a cui padre Grancini e altri mi hanno permesso di copiare e aggiungere altre fotografie storiche più antiche. Durante un tentativo di breve durata di costituire un luogo fisico per un tale archivio, ho lavorato con Roberto Marino per fondare e aprire l'Italian American Arts and Culture Association. Durante i nostri tre anni in quella sede in Kettner Street, a Little Italy, abbiamo tenuto presentazioni, conferenze, tavole rotonde e mostre fotografiche. Sfortunatamente, non siamo stati in grado di continuare un'impresa del genere. Tuttavia, ho intenzione di regalare le mie fotografie e altro materiale d'archivio all'UC San Diego al momento del mio pensionamento, al fine di fornire un punto di riferimento per la comunità se qualcuno potesse essere interessato.
— Prof. Pasquale Verdicchio, University of California San Diego















